Introduzione al diritto bizantino

Da Giustiniano ai Basilici

a cura di Johannes H.A. Lokin, Bernard H. Stolte

tutti i libri di Bernard H. Stolte Johannes Henricus Antonius Lokin

Collana: Pubblicazioni del CEDANT

Area Tematica: Scienze giuridiche

ISBN: 9788869520181

Anno: 2011

Pagine: 735

Formato: 17 x 24 cm

Prezzo: 65,00 €

- Opera valutata e approvata dal Comitato scientifico-editoriale -

«La metà orientale dell’impero romano è Bisanzio»: prendendo spunto dalla formula felice di Judith Harrin, si può dire che il diritto bizantino è nient’altro che il diritto romano quale si è sviluppato nella metà orientale dell’impero romano. Un ruolo fondamentale nella storia dell’esperienza giuridica di Roma è occupato dall’imperatore Giustiniano I (527-565). La raccolta delle fonti giuridiche da lui promulgata – che prese in seguito il nome di Corpus Iuris Civilis – fece subire una prima trasformazione all’ordinamento romano; ed è facile previsione sostenere che, se Giustiniano non l’avesse promulgata in latino, il diritto romano non avrebbe potuto esercitare la sua profonda influenza sulla cultura giuridica occidentale. Il diritto romano codificato da Giustiniano subì poi, in Oriente, una seconda trasformazione, in forma di traduzioni, riassunti e commenti destinati a un pubblico prevalentemente grecofono, per la pratica e l’insegnamento. È dopo avere attraversato queste due trasformazioni che il diritto romano in forma greca è divenuto il diritto bizantino e si è sviluppato indipendentemente dal diritto romano occidentale. Di questo imponente fenomeno si occupano gli studi raccolti in questo volume, che muove dall’attività normativa di Giustiniano e giunge ai Basilici (900 ca.), il monumento più grandioso della romanità del diritto bizantino: un sistema giuridico che, pur essendo diventato greco nella sua lingua e bizantino nel suo ambiente culturale, non si è mai staccato dalle sue radici romane. Il diritto bizantino stimola dunque un duplice interesse. Per i romanisti, a raccomandarne lo studio non è solo l’origine romana, ma è anche la possibilità di utilizzare la tradizione bizantina come chiave di lettura per la costituzione del testo e l’esegesi del diritto giustinianeo. Per i bizantinisti, nonostante il suo carattere «romanissimo», si tratta pur sempre del «diritto bizantino».
Il volume è il frutto di un innovativo progetto di alta formazione e ricerca, il «Collegio di diritto romano» organizzato dal Centro di studi e ricerche sui Diritti Antichi (CEDANT) dello IUSS di Pavia, con il concorso di docenti di Università europee e giovani studiosi di alta qualificazione. I venti saggi scritti in cinque lingue esaminano il diritto bizantino sotto quattro aspetti, «Diritto, stato, lingua e cultura» (un’introduzione generale), «Didattica, letteratura e norme» (discutendo la relazione fra insegnamento e normativa nella letteratura giuridica bizantina), «Diritto e religione» (mostrando l’inestricabilità di Stato e Chiesa nel diritto bizantino), «Prospettive sulla prassi» (approfondendo singoli istituti giuridici) e «Tradizione testuale e trasmissione culturale» (affrontando lo stato odierno degli studi del diritto bizantino, stimolati dallo stesso interesse che aveva ispirato gli umanisti).


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