Le istituzioni di Gaio: avventure di un bestseller

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a cura di Ulrike Babusiaux, Dario Mantovani

tutti i libri di Dario Giuseppe Mantovani Ulrike Babusiaux

Collana: Pubblicazioni del CEDANT

Area Tematica: Scienze giuridiche

ISBN: 978-88-6952-135-5

Anno: 2020

Pagine: 850

Formato: 17x24

Prezzo: 80,00 €

- Opera valutata e approvata dal Comitato scientifico-editoriale -

Collana: Pubblicazioni del CEDANT

Area Tematica: Scienze giuridiche

ISBN: 978-88-6952-136-2

Anno: 2020

Pagine: 850

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- Opera valutata e approvata dal Comitato scientifico-editoriale -

Per la fortuna di cui hanno goduto nella cultura giuridica occidentale, le Institutiones di Gaio possono considerarsi un vero bestseller. Questo manuale scritto poco dopo la metà del II sec. d.C. ha lasciato la sua impronta nell’impianto di molti Codici civili contemporanei, nelle categorie usate dai giuristi per pensare il diritto in modo deduttivo, persino nello stile pedagogico dei manuali universitari. Il ruolo singolare di quest’opera dipende anche dal fatto di esserci pervenuta quasi integra: è conservata dalla scrittura inferiore di un palinsesto custodito dalla Biblioteca Capitolare di Verona, pubblicato esattamente duecento anni fa. Come spesso capita ai libri su cui si concentra l’attenzione di tante generazioni, sul manuale di Gaio si sono addensati gli studi, ma anche i luoghi comuni. I ventisei saggi che compongono il volume si propongono di rinnovare le ricerche sulle Institutiones mettendo al centro la questione della loro trasmissione, diretta e indiretta. Se si considerano i testimoni su papiro e pergamena che ne attestano la copia e la circolazione, e poi i commenti, i rifacimenti, le citazioni fino all’età di Giustiniano, il manuale di Gaio può infatti essere considerato una sorta di bestseller già nell’antichità. Esaminarne la trasmissione diretta e indiretta significa perciò ricollocare con maggiore precisione le Institutiones nel loro contesto d’origine e di ricezione. I saggi sono articolati in cinque sezioni tematiche. La prima mette a fuoco l’identità dell’autore (di Gaio non si conosce che il cognomen); la seconda si concentra sull’identità dell’opera stessa, alla quale un sapiente uso delle tecniche espositive sviluppate dalla manualistica greca e latina conferisce una corposa coerenza, che troppo spesso le è stata invece negata. La terza sezione del volume rinnova gli studi sulla trasmissione diretta delle Institutiones: si dimostra così, fra l’altro, che i testimoni papiracei rimontano a un’unica versione d’autore, non a più versioni come finora si è pensato. Altrettanto significativa, per valutare la ricezione, è la tradizione indiretta: la sezione dedicata alla fortuna tardoantica sottolinea la persistente vitalità non solo delle Institutiones, ma anche la vivacità dei suoi lettori fra IV e VI sec. d.C., che ne hanno proposto commenti scolastici, come quello lasciato da un maestro di Autun, e anche nuove versioni, come il Liber Gai visigoto. Sempre seguendo il filo della trasmissione e del riuso, la sezione conclusiva del volume spiega in che modo, dapprima attraverso le versioni tardoantiche, poi grazie all’edizione del 1820, il manuale di Gaio abbia animato la storiografia giuridica, dall’Umanesimo a oggi.

Il volume è frutto della tredicesima edizione di un innovativo progetto di alta formazione e ricerca, il «Collegio di diritto romano» organizzato dal Centro di studi e ricerche sui Diritti Antichi (CEDANT) di Pavia, con il concorso di docenti di Università europee e di giovani studiosi di qualificata formazione. Quest’edizione si inserisce nel progetto ERC Redhis: storia del diritto, paleografia e papirologia, filologia, storia della lingua e storia della storiografia cooperano per comprendere le Institutiones di Gaio nel loro tragitto antico e moderno.


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